Soweto, città nella città, il sobborgo di Johannesburg simbolo della lotta contro l’apartheid in Sudafrica. In quest’anno, in cui si celebra il centesimo anniversario dalla nascita di Nelson Mandela diventa ancora di più uno dei luoghi simbolo da cui partire a visitare Johannesburg.
La “città dei neri” del Sudafrica oggi rientra a tutti gli effetti come tappa pittoresca di tour turistici, con tutti i pro e contro che ne derivano. In alcune zone arrivano persino i pullman. Nonostante questo non è una destinazione invasa dal turismo di massa, ha mantenuto la sua autenticità e in alcuni zone anche la sua povertà purtroppo.
L’apartheid, visitando Johannesrburg e i suoi sobborghi, non sembra ancora del tutto sconfitto: quartieri poveri divisi dai quartieri ricchi con ville e residence protetti da circuiti elettrificati, sbarre e vigilanza armata, baracche e a poche centinaia di metri di distanza, palestre all’ultimo grido (è pieno di Virgin Active a Johannesburg). In alcuni quartieri consigliano di non girare da solo a piedi, ma di muoverti solo con taxi (io ho usato molto Uber).
Visitare Soweto
Non è semplice dal punto di vista emotivo visitare il Sudafrica, e soprattutto luoghi simbolici come Soweto. Non lo è per il suo passato e per il suo presente. Sarà bello ma sarà toccante, sarà dura, perché non puoi uscire da un museo sull’apartheid senza avere un nodo nel cuore, quindi devi essere preparato, aperto e rispettoso, in grado di accogliere anche la gioia e la bellezza di questo luogo.
Capisci che stai entrando nella Township, (annessa a Johannesburg nel 2002) quando alla tua destra a un certo punto vedi due torri colorate di murales: sono le Orlando Towers, uno dei simboli di questo luogo, le torri di raffreddamento della centrale elettrica di Orlando. Oggi sono usate per praticare bungee jumping.
Visitare Soweto resta un’esperienza profonda, emozionante, ma anche festosa, aperta ai viaggiatori, soprattutto ai backpacker. Un’esperienza da vivere con una guida locale che conosce il posto e che è fidata. Perdersi è facile nel sobborgo e, come in ogni grande città dove c’è povertà, c’è il rischio di fare brutti incontri.
Il modo più divertente per scoprire Soweto è in bicicletta
Non avere paura di annoiarti a visitare i numerosi musei: sono un racconto vivo di una storia corale di uno Stato ancora giovane, dove ogni esposizione non ha il sapore della commemorazione istituzionale, ma dell’esperienza viva.
Il modo più interessante e vivo per visitare Soweto è in bicicletta, tanto che diverse agenzie o anche ostelli offrono questo tipo di tour. Ci si trova in un punto di incontro, si sale in bici noleggiata in loco, e si parte in gruppo con una guida alla scoperta del sobborgo.E’ possibile anche fare il tour di Soweto in tuk tuk motorizzati o a piedi.
Oltre 2 milioni di abitanti, Soweto ( abbreviazione di South Western Townships, visto che accomuna diversi sobborghi neri) non è mai uguale a se stessa: dentro si parlano 11 lingue e lo zulù è quella più diffusa. Al suo interno ci sono diversi quartieri con differenti fisionomie, le zone dove vivono i più benestanti e gli slums dove purtroppo la povertà è evidente. Nacque a cavallo tra Ottocento e Novecento, con l'apertura delle miniere d'oro a Johannesburg. Ora è un alternarsi di quartieri di versi, colori, murales, e tanti tanti luoghi simbolo che raccontano di un sobborgo fiero della sua storia che non dimentica il suo passato.
Ma facciamo un passo indietro: perchè è così famosa Soweto? Ai tempi dell’apartheid in Sudafrica, era appunto la “città” dei neri, da cui partirono le rivolte più forti contro il razzismo.
Cosa sapere
“Gli scontri di Soweto (o rivolta di Soweto) furono una serie di scontri che avvennero nella township di Soweto (Johannesburg, Sudafrica) nel giugno del 1976.
Gli scontri coinvolsero studenti neri che protestavano contro la politica segregazionista del National Party, il partito degli afrikaner nazionalisti che a quell'epoca era al governo del paese. La polizia soffocò le manifestazioni studentesche con la forza; diverse centinaia di persone furono uccise nell'arco di dieci giorni di contestazione. Questo evento, che colpì l'opinione pubblica mondiale, diede inizio a una catena di conseguenze che sfociarono, quindici anni dopo, nella caduta del regime dell'apartheid, grazie alle altre rivolte che ci furono in America ed altri paesi” (Leggi di più su Wikipedia )
Nel 1990, è allo stadio di Soweto che Nelson Mandela finalmente libero atterrò in elicottero dopo 27 anni di carcere. Con un pugno rivolto al cielo, davanti a una folla immensa, annunciava che il Sud Africa andava verso una nuova democrazia non razziale e unita.
Cosa vedere a Soweto
Ed è da qui che può partire un tour per Soweto, dalla casa di Nelson Mandela, all’ 8115 di Vlakazi Street Orlando West: è una casa museo e si può visitare.
Per le strade del quartiere, oggi una zona benestante della classe media, non mancano murales e ulivi piantati qua e là, simbolo di riconciliazioni.
Molti murales sono dedicati a Winnie, la prima moglie di Mandela.
Soweto è un museo a cielo aperto dove visitare musei ed edifici che simbolizzano la vittoria sull’apartheid. Alcuni sono nati proprio su vecchi edifici che erano il simbolo dell’apartheid. Come Constitution Hill, oggi sede della corte costituzionale ma anche un vero e proprio esempio di architettura simbolica: ogni albero, decorazione, messaggio, hanno un significato preciso.
L'Apartheid Museum: un percorso esperienziale
Una delle visite più interessanti che puoi fare a Soweto è l’Apartheid Museum: un percorso esperienziale e simbolico attraverso gli anni dell’apartheid. Si visita come un gioco di ruolo: all’ingresso ti viene dato un biglietto che ti dice se sei bianco o nero. A seconda di quello, il tuo percorso all’entrata sarà diverso. Dentro trovi video, filmati, testimonianze, arte. Se vuoi visitarlo con calma ci puoi mettere anche mezza giornata.
In un tour a Soweto, trovi anche la casa Desmond Tutu (l’arcivescovo anglicano divenuto famoso per la lotta contro l’apartheid) e l’Hector Peterson Memorial, un’altro luogo “simbolo”. E’ un luogo aperto, una piazza, dove non c’è mai moltissima gente ma un passaggio costante si. La cosa bella è che non trovate “solo” turisti bianchi, ma anche molti locali vengono a rendere omaggio a Hector Peterson, una delle vittime degli scontri di Soweto del 1976, divenuto un'icona della lotta anti-apartheid in Sudafrica. Sul monumento è impressa un foto che ritrae un ragazzo di colore che tiene in braccio Hector colpito a morte pochi momenti prima e vicino si leggono le parole dolci della madre.
Cosa mangiare
Ci sono diversi ristoranti, io ti segnalo due nomi che sono quelli dove sono stata io: il Lebo’s Hostel ha anche un’area pittoresca al’aperto per mangiare, con cucina semplice e tipica sudafricana.
C’è poi un ristorante, che si chiama Chez Alina, cucina semplice anche qui ma ottima, l’unica cosa è che è una tappa un po’ turistica e arrivano anche i turisti con i pullmann appunto.
Fa effetto vedere la fila di pullman parcheggiati tra casette e la strada colorata di rosso dalla terra. I bambini escono fuori dalle case incuriositi e (loro) ti chiedono di farsi una foto con te. Almeno, a me è successo proprio questo.
Birra artigianale & fat cake: il fast food locale!
A Soweto nasce anche un piatto tipico sudafricano il Chakalaka, con carne riso e verdure, molto speziato e piccante. Se siete in giro e trovate una bottega, da provare è anche il fat cake, si chiama proprio così è una specie di frittella di pane fritto, il “fast food” locale, super grasso ma delizioso ovviamente.
Da non dimenticare la birra! Viene prodotta qui e porta il nome del sobborgo, Soweto Gold - Superior Golden Lager.
La Ubuntu Kraal Brewer è la prima birreria artigianale in Sudafrica, dove si producono birra chiara e birre alla frutta e ottimo sidro di mele. In un viaggio in Sudafrica quindi mi raccomando, scegliete solo vini ( i vigneti sono verso Cape Town però principalmente) e birre locali, sono ottimi.
Dove dormire
A Soweto ci sono hotel, guest house, ostelli e b&b. Ci sono quartieri alla moda con ristoranti, locali e hotel di livello e altri più semplici. Come orientarti? Se è la prima volta lasciati consigliare da un esperto. Se ami entrare in contatto con i locali io ti consiglio (perchè ci sono stata) il Lebos’s Hostel, che è anche ostello e organizza visite guidate per Soweto in bici, a piedo o in tuk tuk motorizzato appunto.
E’ un luogo colorato e aperto. Utile soggiornare qui perché trovi anche delle guide gratuite sul Sudafrica da visitare on the road e tante dritte dei gestori.
Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un’agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.
Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.
Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.