Rifugio Dumenza

Condivido con voi questo articolo che ho scritto qualche mese fa per il settimanale Lombardia Oggi. Parla di una persona e di un mestiere speciale, il "capanàt", ovvero il gestore del rifugio di montagna. Questa è la storia di Matteo Guglielimini, gestore del Rifugio Dumenza, un posto speciale sopra Luino, in provincia di Varese (qui il link alla pagina Facebook del rifugio da dove ho preso anche le foto che trovate in questo post). Buona lettura!

rifugio dumenza

“C’era una volta un uomo a un bivio...”

Potrebbe iniziare così la storia di Matteo Guglielmini, che due anni fa a un bivio si è trovato davvero, e non tanto perchè si avvicinava alla soglia dei 60 anni. Ma perchè con la crisi ci arrivava senza lavoro, dopo una vita di sacrifici.

“Ero disoccupato e mezzo esodato” ricorda con voce allegra oggi: volto sorridente e fisico atletico, trasmette entusiasmo anche dopo aver caricato a spalla dieci chili di farina per la polenta, come ha fatto prima di ricevere la telefonata, e come gli capita spesso se la neve in Val Dumentina è ancora alta.

Guglielmini infatti è il capanat (gestore) del rifugio Dumenza, una casetta che sembra uscita da un libro di fiabe e incantesimi. Qui la magia l’hanno fatta però l’amministrazione, il Cai, e lui: mix che senza formule magiche ha fatto riaprire l’antico alpeggio e ridato un’occupazione all’uomo, che per uscire dal pantano ha scelto il percorso meno battuto.

Un mestiere non per tutti: “Un anno e mezzo fa ho ritentato la strada che avevo fatto da giovane: a 30 anni ero andato a gestire un paio di rifugi del Cai, in val Taleggio e la Capanna alpinisti monzesi, sul versante lecchese del Resegone. Cercando di resistere alla crisi, ho scoperto questa baita dell’amministrazione e ho lanciato l’idea di gestirla” ricorda l’uomo. Così è nata l’avventura di quello che oggi è il Rifugio Dumenza, un’opera realizzata dal Comune di Dumenza con i contributi del Gal (gruppo di azione locale Valli del Luinese), concesso in gestione al Cai di Luino per promuovere la conoscenza e valorizzazione del territorio con la realizzazione di attività escursionistiche, culturali, didattiche e ludiche.

rifugio dumenza

Prima di approdare tra questi boschi a 941 metri di altezza, Guglielmini ha lavorato nella grande distribuzione come venditore di elettrodomestici e hi-fi nel varesotto, per poi trasferirsi per un periodo in Sardegna, a Sant’Antioco, con la famiglia, prima di ritornare tra le Prealpi.

Non è tutto rose e fiori, e proprio mentre sto scrivendo il rifugio ha dovuto fare i conti con dei giorni di chiusura ad esempio, per mancanza d'acqua, perché la siccità comporta anche queste complicazioni. Ma si va avanti.

“All’inizio non nascondo che è stato un progetto spinto dalla disperazione, e dall’amore che ho sempre avuto per la montagna, la gente e la natura” racconta “Però dà molte soddisfazioni. Quello di avere di nuovo un lavoro, ma anche di incontrare persone e storie, vivere a contatto con il mondo naturale e anche creare una microrete per diffondere la cultura e le tradizioni locali”.

matteo guglielmini
Il gestore al lavoro!

Al rifugio fa un po’ di tutto: lavoretti, pulizie, accoglienza e cucina. “Cerco di proporre piatti tipici della zona, come polenta, brasato, latte e prodotti caseari dei produttori di qua” spiega “Sono legato anche agli allevatori di capre e formaggi del Luinese. Anche la farina per la polenta, la prendo a un mulino di Cunardo, macinata a pietra. L’idea, per quanto possibile, è sviluppare una micro-economia di territorio”.

polenta

Certo, non mancano i momenti duri: la corrente elettrica arriva con un generatore a turbina, a volte ci sono problemi con l’acqua, lo scorso autunno le forti piogge hanno creato danni che hanno causato la chiusura della struttura per un mesetto “E allora in quei momenti ti devi muovere e darti da fare”. Quando c'è molta neve, Matteo si carica tutto in spalla, perché su con la jeep non ci arrivi.

Però sono le soddisfazioni quelle che ricorda di più: “Da qui passa molta gente bella. Lavoro molto anche con le scuole, tra un po’ inizieranno ad arrivare le classi, i bambini. Si vedono molti animali selvatici”.

gregge di pecore

La giornata tipo inizia al mattino molto presto: Matteo vive con la famiglia a Cuasso al Monte, ma capita spesso che si fermi anche al rifugio a dormire. Bisogna arrivare alla buon’ora, per accendere le stufe, fare da mangiare “Qui è piccolo ma il lavoro è molto, non si sta con le mani in mano, ti impegna la giornata” commenta “Il momento più bello sono le domeniche quando sale su la gente, di ogni età. Il record del più giovane è stato un bimbo di tre mesi salito nel marsupio con la mamma, mentre il più anziano è stata una signora venuta su a piedi a novant’anni. Mi piace anche perchè vengono molti anziani del territorio, ognuno ha un legame con questo posto, ricordi di quando erano piccoli e a volte chi arriva qui si commuove. Sono momenti belli”.

L’attuale Rifugio Dumenza, ricorda Guglielmini, “E’ la famosa Ca de Pepp, dove una anziano molto conosciuto un tempo è vissuto qui con le bestie fino agli anni Settanta. Sarebbe stato un peccato abbandonare queste cose, l’amministrazione ha fatto si che ciò non accadesse, è bello un progetto di questo tipo che valorizza pezzi di storia, crea una rete virtuosa con i produttori locali e riesci persino a fare del turismo. Qui arriva gente un po’ da ogni parte, soprattutto da Milano e anche da Varese. Molte persone della provincia pur vivendo in zona non conoscevano la Val Dumentina, Monteviasco e i suoi dintorni”.

Tradizioni di un tempo si combinano anche con innovazioni di oggi: anche il leggendario luogo ha la sua pagina Facebook, che si intitola appunto Rifugio Dumenza. La gestisce, neanche a dirlo, Guglielmini, dove aggiorna con foto e aneddoti, da vero storyteller, su quello che accade lassù, dai panorami che mutano a seconda delle stagioni ai “coprotagonisti” del bosco, in primis la la volpe Gina ancora un po’ diffidente con gli umani.

Storie e segreti che solo un capanat conosce.

volpe

Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.

Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.