i santoni-palazzolo acreide

Resterà sempre uno dei misteri più affascinanti dell’ archeologia siciliana: i Santoni di Palazzolo Acreide, considerati il più grande maggiore santuario finora noto dedicato al culto delle dea Cibele. Affascinante e misterioso: non solo perché ad oggi il sito archeologico resta chiuso alle visite e in passato è stato aperto per brevi e controllati periodi, ma perché finora nessuno è riuscito a decifrare del tutto il significato iconografico di queste 12 statue che raffigurano la Dea Cibele, la Magna Mater dei latini, raffigurata a volte sola con i suoi simboli a volte con altre divinità minori, come i Dioscuri, Hecate, ecc.

I Santoni: come arrivare

i santoni-palazzolo acreide

Il sito si trova in un costone proprio a ridosso dell’antica città greca di Akrai, lungo la vecchia strada che collegava Noto a Siracusa. Lungo un sentiero, tra alberi di noce, muretti di pietra, piante aromatiche, si trovano dodici grandi sculture rupestri del III secolo a.C. scolpite nella roccia, oggi chiuse da delle casette che cercano di proteggerle da intemperie e vandalismi.

Per arrivarci da Palazzolo Acreide, dopo aver visitato l’imperdibile zona archeologica e i Templi Ferali, bisogna imboccare la vecchia provinciale per Noto. Sulla sinistra c’è quindi via dei Santoni, che porta all’ingresso (chiuso da una serie di cancelletti) del più completo e più vasto complesso di figurazioni relative al culto della Magna Mater che il mondo antico ci abbia lasciato.

Un culto misterioso

i santoni-palazzolo acreideDieci i riproducono la medesima figura femminile, mentre gli altri due contengono scene più complesse, con più personaggi. Il luogo (all'interno dell'area archeologica di Akrai), è tra i più carichi di suggestioni della Sicilia antica, e tra i meno conosciuti. Le sculture raffigurano la dea Cibele in trono vestita con chitone, una lunga veste, ed himation, una sopraveste che cade da una spalla, gira intorno alla vita e scende oltre le ginocchia. In cima alla testa indossa il modio e nelle mani regge una patera e un timpano, una specie di tamburo. Le sculture mantengono un fascino particolare, probabilmente per il mistero che circonda il culto della dea, espressione di una devozione e di una rappresentazione popolare.
Con lei sono raffigurati i sacerdoti (i coribanti) e Attis, il servitore eunuco che guida il carro della dea e altri personaggi.

A cosa serviva questo luogo? Che riti venivano praticati? A distanza di migliaia di anni, l’area trasuda ancora magia e sembra che ogni pianta e dettaglio tra queste statue abbia un ruolo e la sua armonia.

Un sito unico in Europa

Il sito, nonostante lo stato di conservazione (pare che ora siano partiti dei finanziamenti per rimetterlo a posto), è unico al mondo per la grandezza e per la completezza delle rappresentazioni ed è considerato il principale centro del culto della Dea Cibele in Sicilia secondo gli esperti. La sua venerazione era accompagnata da un corteo orgiastico, con danze sfrenate al suono di flauti, timpani e cembali ed estasi deliranti, durante le quali i sacerdoti si flagellavano e arrivavano ad auto evirarsi.

Un santuario unico in Europa, tanto che l’archeologo Bernabò Brea lo descrisse come il “maggior santuario finora noto dedicato al culto di Cibele, la grande madre degli dei”.

Ospitalità diffusa e archeologia

Se amate l’ospitalità diffusa e il turismo archeologico uniti al buon cibo, Palazzolo Acreide è una tappa da non perdere. In posizione strategica per visitare altre località come Eloro, Noto Antica, Avola e Siracusa offre questa chiccha storica ricca di mistero. Qui si svolge in autunno anche Agrimontana, la festa dedicata al buon cibo.

Palazzolo Acreide è una delle città siciliane nella Val di Noto "Patrimonio dell’Umanità". E’ famosa anche per il suo Carnevale considerato il più antico della Sicilia e vede la partecipazione delle caratteristiche maschere siracusane come i "Cuturri".

3 info utili

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Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

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