
Piccoli comuni, province poco numerose: queste saranno alcune delle vittime designate dalla nuova manovra economica varata dal Governo.
Un risparmio che dovrebbe riportare nelle casse dello Stato circa 45,5 miliardi. Per carità, giudicare da fuori è sempre facile, però, come ha scritto oggi Massimo Gramellini su La Stampa, l’impressione è che ci rimettano i servizi ai cittadini e i ceti medio alti, ma quelli altissimi no.
I piccoli comuni, i borghi con meno di mille abitanti saranno cancellati, pardon, accorpati (solo nel varesotto di parla di 23 piccoli comuni in meno).
Come aveva già dichiarato l’Anpci, l’associazione nazionale dei piccoli comuni, questo provvedimento non si riesce a capire quanto possa permettere risparmio nelle casse dello stato.
Quello che si riesce a capire è che con la nuova manovra economica i cittadini di questi piccoli borghi, dovranno adeguarsi una volta in più a qualche disagio in più. A meno che non vengano ideate misure per evitare loro eccessivi spostamenti e disagi burocratici.
Certo, i soldi da qualche parte li devono pur prendere. E stavolta ci rimettono anche i piccoli comuni. Ci auguriamo che smettano di sprecarli. Perchè contribuire tutti è un conto, ma vedere che i sacrifici e gli sforzi di molti poi vengono buttati alle ortiche diventa ormai intollerabile.
Andiamo oltre e vediamo cosa succede alle Province. E’ ironico pensare che da poco tempo ne avevano aggiunte diverse, alcune, a parere di molti, del tutto inutili, e ora ci si accorge che è vero che è uno spreco e si fa marcia indietro. Pensiamo all’ex provincia di Verbania, poi diventata VCO che ora rischia di scomparire di nuovo. Beh davvero lungimiranti queste nuove province!
Meglio tardi che mai! Certo che la sensazione è un po’ quella di venire presi in giro, non trovate?
Cmq, il lavoro di Va a quel paese diventa più importante che mai. Vogliamo riuscire a raccontare i piccoli comuni, prima che questi vengano accorpati. E in ogni caso, dare sempre più voce ai piccoli centri urbani.
Per quanto riguarda le province, ne saranno cancellate 36.
Queste:
Ascoli Piceno
Asti
Belluno
Benevento
Biella
Caltanissetta
Campobasso
Carbonia-Iglesias
Crotone
Enna
Fermo
Gorizia
Grosseto
Imperia
Isernia
La Spezia
Lodi
Massa Carrara
Matera
Medio Campidano
Nuoro
Ogliastra
Olbia Tempio
Oristano
Pistoia
Prato
Rieti
Rovigo
Savona
Siena
Sondrio
Terni
Trieste
Verbano-Cusio-Ossola
Vercelli
Vibo Valentia.

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un’agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.
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Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.
E’ una vera farsa quella delle province da abolire, se non fosse drammatica la penallizzazione per tanti cittadini italiani considerati di serie B, una vera mortificazione. Veramente scandaloso cancellare solo alcune province, perchè si ridurrano solo ad una manciata quelle soppresse, da 110 a 100, dopo il necessario riaccorpamento, calpestando le realtà locali, le loro specificità ed i loro bisogni. E’ come eliminare materialmente alcune comunità del nostro paese, in barba al concetto di autonomie locali ed al federalismo, di cui ci si riempe la bocca soltanto a parole. Erano trent’otto in base al criterio dei 300.000 abitanti sbandierato fino a ieri, e chissà poi perché 300.000 e non 500.000 abitanti, se se ne volevano cancellare un bel numero, quasi la metà, od addirittura tutte quante, per ottenere un bel risparmio. Ma per poi sostituirle con che cosa, con altri enti, più o meno inutili!? Od accorparle con altre, che diventerebbero così ancor più pletoriche e spendaccione!? In Italia, patria del diritto, esso non esiste più, se con una manovra finanziaria, anziché aggredire l’evasione fiscale, le rendite parassitarie ed i tanti grandi patrimoni nati su di essa, si cancellano invece con un colpo di spugna, d’autorità, enti locali storici riconosciuti con leggi dello Stato!? Pertanto o si aboliscono tutte le province, 109 o 110, a seconda che Aosta sia considerata provincia o regione autonoma, o si conservano tutte, nessuna esclusa, per una questione di pari dignità tra i cittadini italiani. L’unica cosa legittima che il Governo potrebbe fare, sarebbe quella di ridurre l’apparato burocratico, maggiormente se le province sono piccole e non annullarle, chiedendo semmai l’autosufficienza finanziaria, in modo da ridurre i costi della politica. Fermo, per fare un esempio, ha appena due anni, ed ha solo duecento dipendenti, a malapena, soltanto uno per ogni mille abitanti, e funziona bene, con pochissima spesa, a fronte del servizio utile che rende, per cui perché dovrebbe essere abolita a favore di un’altra più grande, che in proporzione al numero di abitanti residenti, costa ai cittadini molto, ma molto di più, per svolgere le stesse funzioni che la provincia di Fermo assolve egregiamente, e tanto meglio di altre realtà provinciali più grandi!? O si aboliscono tutte, assegnando le funzioni relative a regioni e comuni, o si mantengono in base a criteri di funzionalità e spesa, unici parametri economici d’efficienza, più che per il numero di abitanti o di estensione. Se si controllasse invece i costi di ognuna, si scoprirebbe di sicuro che sono le più grandi a costare salate ai cittadini. E comunque per un’eventuale revisione, si deve seguire la via parlamentare di una legge costituzionale ordinaria, che discuta la distribuzione amministrativa dello Stato sul territorio, e non secondo alzate d’ingegno.