In questo periodo di reclusione e blocchi, si sognano grandi spazi aperti. Può essere il periodo ideale per organizzarne uno. Ad esempio nel deserto del Negev, in Israele: un paradiso di biodiversità, parchi naturali incredibili, archeologia, grandi spazi, vento, strade che si inerpicano nel nulla, cieli stellati e terra colorata. Ma è fatto anche di attività produttive, di vigneti e uliveti.
Itinerario perfetto per godersi sapori autentici e senso di libertà assoluta in totale sicurezza. Che qui vi ripropongo.
Ci sono tutti gli ingredienti per respirare la voglia di libertà e rinascita a cui tutti aneliamo ora: dagli spazi immensi ad eccellenti prodotto enogastronomici, che mostrano come, con impegno, intelligenza, amore e costanza, tutto sia possibile. Un insegnamento che accarezza il cuore.
Proprio così, è nel cuore desertico (ma tutt’altro che arido) nel Negev in un luogo speciale, che vengono prodotti olio extravergine d’oliva e vino con una storia davvero particolare.
Per scoprirla bisogna tuffarsi nella storia del Paese e impostare il navigatore attraverso la Route 40, da Be’er Sheva, e attraverso tutto il Negev, come ho fatto nel mio viaggio on the road in Israele attraverso il deserto
Il vino nel Negev
La tappa è presso Zvi Remak, enologo che ha appreso tutti i segreti del vino nella Napa Valley, in California. Una formazione per realizzare un sogno; portare le viti nella sua terra, Israele.
Un sogno diventato realtà.
Innovazione tecnologica e impegno sono riusciti a portare agricoltura, irrigazione, e anche vigneti in queste lande dove piovono in media solo 100 mm di pioggia all’anno.
I suoi vigneti nascono vicino a un posto speciale, in un kibbutz, e non in uno qualsiasi, ma in quello dove scelse di vivere Ben Gurion, il padre fondatore dello Stato di Israele e primo premier.
La sua vineria nel deserto si chiama The Sde Boker Winery, è aperta dal 1999. Fu Remak a vincere sul deserto, pur rispettando l’ambiente e la terra resa fertile.
Oggi Sde Boker produce e vende rossi Cabernet Sauvignon e Merlot, e bianchi Chardonnay e Sauvignon Blanc, conservati e invecchiati per due anni nelle botti di quercia.
Olio d'oliva nel kibbutz
Una tappa imperdibile questa: per il senso di comunità e impegno, dove nel bel mezzo del deserto fioriscono prodotti agroalimentari. La sosta merita una pausa e una degustazione in un locale speciale, il Pola Café, chiamato così in ricordo della moglie (Pola) di Ben Gurion.
Provate qualche vino prodotto in loco, e il mio consiglio è di assaggiare anche l’olio extravergine d’oliva che viene realizzato nel kibbutz, tra gli uliveti attorno. Viene venduto qui, profuma di sole e olive, delizioso.
Il "sapore" del deserto
Già che ci siete potete fare una visita alla città in rovina di Avdat e al parco nazionale Ein Avdat. Procedendo nella vostra strada potete trovare anche un hotel-agriturismo molto particolare dove fermarvi: sto parlando della ecosostenibile Carmey Avdat Winery, a conduzione familiare.
Anche qui ci troviamo lungo la Route 40, tra Sde Boker e il parco di Ein Avdat: alla Carmey Avdat Winery viene prodotto un vino unico al mondo.
Il merlot qui viene realizzato utilizzando l'acqua salata della regione. Una particolarità che regala un aroma speziato al nettare, e si dice che si come "assaggiare il deserto" .
Alla vostra!
tbnet
Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un’agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.
Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.
Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.