
Percorrendo il sentiero che porta alla miniera abbandonata della Valvassera si capisce subito perchè questo luogo abbia questo nome. Questi boschi, popolati già in epoca celtica, sono ricchissimi di acqua: pozze, torrenti, e una miriade di cascate che accompagnano nel cammino. Vasser, in lingua celta, significava proprio acqua. E non a caso gli antichi come noi oggi saranno rimasti colpiti dalla sua presenza in questi luoghi proprio come noi oggi.
L'acqua deve essere stato anche un motivo che ha spinto diverse persone nei secoli passati a spostarsi qui per l'attività mineraria. Ed è lungo il sentiero che porta alla vecchia miniera abbandonata che vi porto oggi. Un sentiero che costeggia torrenti e cascate appunto, ma anche le costruzioni abbandonate dell'antica attività mineraria, fino alla bocca nera dell'ingresso alle gallerie.
Un luogo magico all'interno del Parco del Campo dei Fiori, tra i ricordi di un passato che ha segnato in modo indelebile il territorio.
Le miniere abbandonate della Valvassera





La Valganna, con il suo aspetto selvaggio e le sue profonde radure, sembra il luogo perfetto per custodire storie e leggende. Non è raro imbattersi in scenari da sogno, come la cascata della Valvassera o le innumerevoli mini cascate che punteggiano il percorso. Anche le caverne sono un elemento caratteristico di questo paesaggio, che celano storie di lavoro e di coraggio, di uomini che hanno scavato nel cuore della terra per estrarre i tesori che nascondeva.
Tra queste caverne, alcune sono state scavate dall'uomo, testimonianza dell'attività mineraria che per secoli ha caratterizzato questa zona. La miniera di galena argentifera, in particolare, è un luogo affascinante, dove il tempo sembra essersi fermato, e dove le storie degli uomini che hanno lavorato al suo interno echeggiano ancora tra le pareti di roccia. Ma nonostante la loro bellezza, queste gallerie possono essere pericolose per chi non è adeguatamente attrezzato o preparato, pertanto è sempre consigliato visitarle accompagnati da una guida esperta. Ci sono buchi profondi e pozze d'acqua, e se siete curiosi di vederle dentro vi consiglio anche di cercare qualche video realizzato da speleologi su Youtube. Io qui vi metto un assaggio dell'ingresso.
La storia delle miniere
La storia delle miniere della Valvassera è una storia antica, che risale, secondo alcune fonti, fino all'epoca romana. Sono state utilizzate in modo intensivo durante il periodo napoleonico, quando Napoleone diede diverse concessioni per estrarre piombo e altri materiali, principalmente per l'industria bellica. Da allora, la miniera ha vissuto periodi di alterne fortune, fino alla sua definitiva chiusura nel 1965. Oggi, le tracce di questo passato sono ancora visibili lungo i sentieri, negli edifici abbandonati e nei vecchi forni dove il materiale estratto veniva lavorato.
All'interno della miniera, oltre alla galena argentifera, si possono trovare anche altre gemme nascoste, come la baritina rosea, la fluorite, la pirite, la molibdenite, l'arseno-pirite, il quarzo, la siderite e la magnetite. Questa incredibile varietà di minerali ha reso la Valvassera un luogo di grande interesse geologico, oltre che storico.
Leggende misteriose

Mentre ci addentriamo nei meandri dei suoi cunicoli e gallerie, non possiamo fare a meno di sentire un brivido lungo la schiena. Non è solo il freddo umido che permea questi luoghi, è qualcosa di più. È l'eco di storie non raccontate, di voci perdute nel tempo, di presenze invisibili che, secondo la leggenda, popolano questi luoghi. Matteo, il mio accompagnatore durante la visita, mi ha confidato di aver avuto paura la prima volta che è entrato in questi luoghi da solo.
Un viaggio attraverso la rete ci rivela che non siamo i soli ad essere attratti dal mistero delle miniere della Valvassera. Su YouTube, infatti, ho trovato non solo video di spedizioni di speleologi che esplorano le profondità delle gallerie, ma anche storie e “test” condotti per “stanare” gli ospiti invisibili di questi luoghi. Fantasmi, spiriti, creature di un altro mondo: chi può dire se esistono davvero o se sono solo il frutto della nostra immaginazione?
Tra le storie più affascinanti, spicca quella di una misteriosa “entità” trasparente, che appare come una nebbia e sembra sorgere dal lago di un cunicolo per inseguire i malcapitati visitatori. Altre testimonianze parlano di una strana figura antropomorfa che si aggirerebbe nel buio, profonda nel ventre della terra. Alcuni la chiamano "La cosa".
Ma indipendentemente dalla veridicità di queste leggende, c'è un'indiscutibile verità: i luoghi come le miniere della Valvassera, in una zona così selvatica, sono stati per secoli una fonte di ispirazione per storie e fantasie. Camminiamo su un terreno ricco di storie, di leggende, di vita. E in quei momenti, possiamo quasi sentire il battito del cuore di queste montagne, ancora vivo, ancora palpitante, ancora capace di affascinare chiunque sia disposto ad ascoltare.
Come arrivare
Per arrivarci bisogna incamminarsi lungo una strada laterale della statale 233 Varesina in Valganna. C'è uno spiazzo e una strada con una sbarra e un cartello che indica che stiamo entrando nel parco del Campo dei Fiori. Dopo poche decine di metri ci si imbatte nei primi edifici abbandonati sulla destra. Proseguendo diritti (è poco segnalato, affidatevi a una guida, una mappa o anche a Komoot) si arriverà salendo per dislivello di circa 200 metri, fino alla bocca della miniera costeggiando fiumi e cascate (tra cui la bellissima Cascata della Valvassera), arrivando poi a un antico forno e poi ancora fino all'ingresso.
Per chi viene da Varese: Della Valganna superato, il birrificio Poretti sulla sinistra, passata la galleria superata e la birreria delle Grotte di Valganna (fermatevi a mangiare e bere ne vale la pena!), superato il ristorante laghetto Fonteviva, poche centinaia di metri dopo sul rettilineo c'è una piccola area di sosta per due o tre mezzi. Da lì oltre, la sbarra, si sale per il sentiero che porta alla Valvassera.

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un’agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.
Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.
Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.