Calavera Catrina

La vedete dappertutto, la Catrina (o Katrina) in Messico: una donna ossuta o meglio, un vero e proprio scheletro, addobbata di tutto punto con vestiti lussuosi, cappelli, boa di struzzo e accessori eleganti. E’ un po’ uno dei simboli del Messico e la trovate nei gadget, stampata nelle magliette, o in forma di vera e propria statuina.

Mexico

Io me ne sono addirittura presa una da portare a casa durante un viaggio a Guadalajara qualche mese fa (con tanto di fermo e controlli all’aeroporto di Parigi al ritorno, con i poliziotti doganali che mi guardavano tra il sorpreso e il sospettoso per quel mio strano souvenir….)

Catrina

Mi piace, al di là del suo aspetto commerciale, quello che rappresenta. Già perchè la Catrina non è solo uno scheletro da gadget per turisti, ma ha una storia interessante, e non va confusa assolutamente con la Santa Muerte, che è un’altra cosa.I “ creatori” della Catrina

La Catrina infatti ha un’origine letteraria e artistica oltre che simbolica e di ribellione.

Questo scheletro ben vestito è stato eletto come un simbolo popolare della Morte dal pittore e artista messicano Diego Rivera (1886-1957). Le sue rappresentazioni di questo elegante e sottile dama bianca non sono state le prime. Precursore è di questa illustrazione è stato il fumettista e illustratore messicano José Guadalupe Posada (1852-1913) famoso appunto per le sue illustrazioni dei Calaveras (teschi).

La storia della Catrina inizia durante i governi di Benito Juarez, Sebastian Lerdo de Tejada e Porfirio Diaz. In questi periodi, cominciarono a diffondersi testi scritti per la classe media che criticavano la situazione del Paese e delle classi più privilegiate. Queste pubblicazioni, chiamate “de combate”, erano accompagnate da disegni di scheletri e teschi. Rappresentavano quindi una critica alle classi agiate durante il periodo della Rivoluzione Messicana.

Tra queste pubblicazioni, divennero famose le illustrazioni di Posada:  la sua critica sociale ha rivelato situazioni di disuguaglianza e l'ingiustizia nel paese. I suoi scheletri erano simbolo di una popolazione corrotta, ben vestita fuori ma “morta” dentro. I suoi disegni di scheletri, chiamati inizialmente “La Calavera Garbancera”,  simbolizzavano chi pur avendo sangue indiano fingeva e si atteggiava come europeo rinnegando la propria cultura. Altre volte questi scheletri addobbati simboleggiavano la falsità della classe agiata.

Nel 1947 poi  Diego Rivera diede a questi scheletri l’aspetto con cui li conosciamo oggi, con l’iconico cappello di piume e gli abiti eleganti, creando La Catrina, come parte femminile del Catrìn, che significava un uomo elegante e ben vestito e facendola apparire nella sua opera "Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central"

catrina
Sueño de una tarde dominical en la Alameda Central, Diego Rivera

Da allora molti illustratori hanno utilizzato e interpretato lo scheletro secondo la propria sensibilità.

Oggi, Catrina è parte della cultura messicana  e della sua posizione verso la morte, che ha una valenza certo di tristezza e di mistero ma anche un modo di approcciarsi giocoso, ironico ed irriverente. Una compagna che ci accompagna sempre, volenti o nolenti, che possiamo addobbare o meno, ma che resterà sempre quello che è.

Una delle feste più importanti dedicate alla Catrina e alla Morte  dopo la Fiera di San Marco è il Festival de las Calaveras (Festival dei Teschi),  a cavallo di ottobre e novembre nel pueblo magico di Aguascalientes. Nell’ambito di questo Festival si preserva il culto dei defunti e si rende omaggio a uno dei più illustri artisti del Messico, José Guadalupe Posada, con sfilate di teschi ma anche concorsi di illustrazione.

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Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

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Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.