Il bisso è un filamento che secernono alcuni molluschi, le nacchere (pinna nobilis), che si trovano nei fondali dell'Isola di Sant'Antioco in provincia di Cagliari. Una sorta di seta naturale marina da cui, con un complesso procedimento, si ricava un tessuto così pregiato che in antichità veniva destinato ai personaggi più illustri. Era l’ornamento regale dei Faraoni e il simbolo del fasto di Babilonia. Oggi a tesserlo sono pochissimi al mondo.
L’unica in Europa è Chiara Vigo, che tutela quello che certo non può essere considerato “solo” un mestiere ma un'arte, un modo di vivere.Ha imparato a filarlo e tingerlo con erbe speciali, raccolte in periodo di luna nuova e a rispettare l'equilibrio del delicato ecosistema che lo produce. E’ stata la nonna Maria Maddalena Rosina Mereu della Leonilde, a sua volta maestro di bisso, a tramandarle le conoscenze necessarie e a “investirla” dell’importante carica, con un giuramento davanti al mare. Il compito di Chiara ora è conservare per chi verrà, ciò che già c'era, testimone di un mistero antico. Richiama a Sant'Antioco, trentamila turisti l'anno, giornalisti ed emittenti televisive, italiane e straniere, vengono nel Sulcis per sentire parlare del bisso, vedere il laboratorio. Dice di vivere in “una ricchissima povertà” nella sua bottega museo aperta, dove non vende nulla, perché “il bisso non si vende e non si compra”.Chiara Vigo custodisce le sue opere in un piccolo museo, dove raccoglie le testimonianze preziose di un’arte destinata a scomparire con l’ultima custode dei suoi segreti. Ma è anche su internet: www.chiaravigo.com.
Le “eredi di Penelope” che conservano tradizioni antichissime in estinzione non si fermano qui: in Val d’Aosta un gruppo di donne custodisce la tecnica del merletto a tombolo, importato nel 1665 da un gruppo di monache fuggite da Cluny.
Per mantenere viva questa usanza, da qualche anno il merletto viene insegnato a scuola ed esiste una cooperativa, "Dentellières de Cogne", dove si vedono le merlettaie abbigliate nel costume tradizionale valdostano, che realizzano i loro manufatti in filo di canapa, cotone e lino, ogni tombolo con inciso il nome della prima proprietaria. Anche a Venezia, il Consorzio merletti di Burano riunisce in cooperativa le ultime merlettaie impegnate a tramandare una tradizione secolare.
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