Un bambino è seduto dentro un cesto: è così grande che sembra una nave fatta di intrecci. Leggera eppure robusta. Quel bambino oggi è un ragazzo di vent’anni e passa. Suo padre realizzava, ieri come oggi, i cesti di intrecciati. E il giovane, che si chiama Marco, un domani potrebbe prendere il suo posto. Generazioni che si “intrecciano” per non dimenticare un mestiere che oggi  sempre più raro: il cestaio.  Gli intrecciati sono una categoria di oggettistica che va pian piano svanendo.

Cestini di varie fogge e fatture, prevalentemente con scorze di legna  materiale vegetale lavorato e intrecciato, di salice (il vimini), nocciolo, castagno. Una peculiarità che sopravvive in Lombardia.

Le aree lombarde che hanno scritto la storia degli intrecciato sono naturalmente quelle montane, dove i montanari utilizzavano gerle e cesti praticamente per tutto. Ma anche in zone a metà tra lago e montagna. Come a Travedona Monate, paesino della provincia di Varese affacciato omonimo e vicino alle Prealpi. Nel bergamasco invece è il paese di Cicognara ad essere conosciuto, soprattutto per le scope di Saggina. E poi c’è il territorio di Oggiono, in provincia di Lecco,  ad essere un particolare punto storico e di riferimento per la storia degli intrecciati.

Alcuni giovani stanno “riscoprendo” i mestieri artigianali. Tra questi c’è Marco, che aiuta nel lavoro suo padre, Giuseppe Colombo, di professione cestaio appunto.  Colombo è un artigiano di circa 50 anni, che nella sua attività ancora realizza anche intrecciati artigianali, alla vecchia maniera. Li crea a Molteno, paesino a due passi da Oggiono.

L’area è storicamente famosa per questa lavorazione. Lo ricorda bene Colombo: “Un tempo ceste e gerli erano molto usati qui. Per bellezza, ma anche per il trasporto e l’ imballaggio. Un cesto intrecciato di castagno poteva portare anche 50 chili di bulloni. L’intrecciato di castagno infatti, tipico di questa zona. Qui vicino poi realizzavano i bulloni per le Ferrovie dello Stato e per trasportarli si usavano i cesti”.

Ma non solo: le cavagne, ceste di intrecciati di castagno, erano recipienti che delle donne che andavano a lavare i panni.

Oggi la realtà è diversa. Un cesto intrecciato di castagno fatto in Italia è merce rara. E viene utilizzato solo a scopo decorativo da mettere in casa. Oppure alcuni panettieri li richiedono ancora, magari da esibire in vetrina. O per i fioristi, per adagiare le composizioni floreali.

Per una gerla artigianale ci vuole quasi un giorno di lavoro. “Prepari prima il materiale - spiega Colombo - Poi intrecci”.

E servono anche gli attrezzi giusti.I suoi macchinari sono “pezzi di storia”. “La macchina più “giovane” che utilizzo in bottega ha 70 anni” confida Colombo “Negli anni cinquanta hanno smesso di realizzare macchinari così”. Prima di Giuseppe, suo padre praticava il mestiere. E glielo insegnò. Come oggi sta facendo lui con Marco, il ragazzino della foto che lo ritrae al lavoro una ventina di anni fa.

Come nasce un cesto intrecciato artigianalmente? L’intrecciato di castagno caratteristico di Oggiono ha particolari ben precisi. Una volta in zona questi alberi venivano usati proprio per la produzione. Ma non vanno bene castagni qualsiasi, ma alberelli giovani. Un tempo qui i contadini li tenevano apposta da vendere poi il legname ai cestai. Se lo ricorda Colombo che precisa: “Il vimini è ricavato dal salice ed è a liste più sottili, mentre l’intrecciato di castagno si distingue perchè più larga. Il materiale viene prima preparato: i legni vengono aperti con una lama. Non tagliati, ma aperti di testa, dopo essere stati bolliti. Avendo la vena, il castagno si apre molto di più”. Una volta preparati le varie “strisce” di materia vegetale, si passa all’intreccio vero e proprio. “Serve tanta passione, io voglio continuare a fare questo mestiere” conclude Giuseppe, e torna al lavoro.

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Al.Fa

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