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Pietro durante il suo pellegrinaggio sulla via di Santiago (credits photo ©PietroScidurlo)

A proposito di viaggiatori, vi abbiamo parlato già dell'impresa di Pietro Scidurlo, che quest'estate ha percorso il Cammino di Santiago in handbike. Una volta tornato a casa in Italia, il percorso di Pietro però non è che cominciato. Lui, sulla carrozzina dalla nascita, ha intenzione di portare avanti un progetto che permetta a tutti di poter viaggiare e non arrendersi davanti agli ostacoli. La sua onlus si chiama Free Wheels e noi sosterremo sempre il suo progetto. Lasciamo il compito a Pietro di raccontarlo, e di raccontarci il suo viaggio, visto che ha gentilmente acconsentito a rispondere a questa intervista-reportage. Un contributo così bello che abbiamo scelto di pubblicarlo in due parti, dedicandone una a Pietro "viaggiatore" e a consigli utili per chi viaggia in carrozzina. L'altra parte sarà più focalizzata invece su un importante progetto ideato da Pietro, Free Wheels, di cui parlerà egli stesso. Buona lettura!

Raccontaci chi sei, dove vivi e cosa fai

Ciao, mi chiamo Pietro e son un ragazzo normale che fa cose normali. Son in carrozzina dalla nascita ma ho sempre vissuto la vita senza mai arrendermi agli ostacoli, imparando a uscire dalle difficoltà coi pochi mezzi che la società mi forniva e con una delle doti che i miei genitori mi hanno insegnato: il coraggio. Spesso sottoposto ad interventi chirurgici, che talvolta mi han fatto perder contatto con la realtà, ho sempre vissuto guardando avanti lungo la strada dei miei sogni. Fino a raggiungerli. Vivo da solo, cucino, lavo e stiro, ed esco con gli amici. Son sempre stato convinto che non c'è nulla che un ragazzo disabile non possa fare, se solo messo nelle condizioni di poterlo fare.

Vivo in una piccola cittadina alle porte dell'aeroporto di Malpensa, dove lavoro anche. Son un impiegato ma questo lavoro non mi permette di realizzarmi professionalmente e spero presto di poter fare qualcosa che mi piaccia veramente. Ho tanti progetti, e l'apertura della Free Wheels Onlus è uno di questi. Le idee son tante, i sogni sono tanti. Ieri son riuscito a realizzarne uno, andando a Santiago De Compostela con la mia hand bike; oggi, io e i miei collaboratori, stiamo lavorando per far si che domani altri sogni, miei e spero di tanti altri ragazzi dviersamente abili (e non), possano concretizzarsi.

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Son stato spesso definito dai giornali come uno che ha fatto un "impresa"; non mi ritengo tale. Andare a Santiago in handbike, è vero...è una cosa che pochi hanno fatto. Ma forse, il mio vero plus è stato quello di esser un ragazzo normale; non un atleta. Son la dimostrazione che non bisogna esser dei super uomini per realizzare i propri sogni. Ma bisogna avere una forte determinazione. Ed è questa che mi piacerebbe trasmettere agli altri. Abbiate dei sogni, osate, rincorreteli e raggiungeteli.

 

 

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"Le barriere sono solo nella mente" è il motto di Pietro (credits photo: ©PietroScidurlo)

Cosa ti ha spinto a intraprendere il Cammino di Santiago in handbike?

Su questa domanda ho scritto un intero capitolo del libro che sto realizzando. Indipendentemente che abbia un seguito o meno, avevo preso degli appunti di viaggio durante il mio pellegrinaggio; e al mio ritorno, smaltita la stanchezza e riordinate le idee, ho deciso di dar forma e colore a quegli appunti impressi sulla mia Moleskine.

Vivere su una sedia a rotelle non è semplice: né per chi lo è, né per chi ti sta vicino.
E tutto quello che ero stato capace di fare negli anni era reagire male alla mia situazione, facendone fare le spese alla mia famiglia. Ignorando che prima o poi io quei demoni avrei dovuto affrontarli. E un giorno mi si sono ripresentati. Son partito per Santiago in cerca di un Pietro migliore, perchè quello che ero non mi piaceva più. Era l'ennesimo tentativo per trovare quel che andavo cercando. Non sapevo se mi avrebbe aiutato, ma sentivo dentro di me che dovevo farlo. Come fossi stato chiamato a farlo. Son partito in cerca di redenzione, non di gloria. E grazie a Dio l'ho trovata.

Quali consigli daresti a una persona che non cammina per preparare al meglio il suo viaggio?

Prima di partire due cose bisogna aver ben chiare. La prima è che si chiama Cammino di Santiago, non corsa di Santiago. Non pensate che siete obbligati ad avere certi ritmi o velocità. E' un cammino, godetevelo, quei momenti non torneranno. E se siete in cerca di qualcosa, forse, li la troverete.

La seconda cosa è che non posso nascondervi che un fattore di fatica, di tanta fatica, ci sarà. Un giorno un'ospitalera (la proprietaria di un albergo del pellegrino) mi disse "Mortificar el cuerpo sirve para élevar l'espiritu!" (Mortificare il corpo serve per elevare lo spirito). Quello che voleva dirmi è che ora era il momento della fatica, solo poi ne avrei colti i frutti. Benché sia un cammino, serve una preparazione fisica mirata. Non bisogna allenarsi da superuomini, ma una buona preparazione aiuta a combattere quella fatica.

Poi son tanti i consigli che potrei dare. Ma una volta ben chiari questi due, credo possiate partire.

La valigia del globetrotter: cosa non deve mancare mai per un bagaglio perfetto?

Onestamente io in questo mio primo cammino mi son portato dietro tantissime cose. Avevo una jeep di supporto e ho cercato di non lasciare nulla al caso. Oggi se dovessi ripartire, effettivamente, tante cose non le porterei più dietro.
Munitevi di un paio di completi di tessuto tecnico, un negozio di articoli sportivi saprà ben indirizzarvi; un paio di cambi per dopo la doccia, un paio di camere d'aria e copertoni per la bici, una giacca a vento (meglio impermeabile) e un foulard o qualsiasi cosa possa ripararvi la faccia dal vento freddo.

Integratori e almeno una manciata di borracce da tenere al fresco. Poi, nei paesi che attraverserete troverete delle fontane (=fuente) dove non mancherete di riempirle. Avevo un water portatile, per una qualsiasi urgenza durante la pedalata; stavo in bicicletta fino a quasi 8 ore al giorno. E durante la notte, per muovervi nel buio degli Alberghi del Pellegrino, una torcia.
E infine, un quadernino dove raccogliere le emozioni la sera.

Cosa hai lasciato durante il cammino e cosa invece hai preso
Un piccolo aneddoto: "Durante il cammino ho lasciato due paia di pantaloni di tessuto tecnico; ma non volontariamente. Qualche furbo pellegrino me li ha sottratti. Capita!".

In verità le uniche due cose che ho lasciato sul Cammino son state il mio Sasso alla Cruz de Hierro (è un rito da compiere una volta giunti al cospetto con questa croce), e le mie calze a Finisterre: giunto alla fine del Cammino è usanza bruciare i propri vestiti, come lavaggio spirituale delle proprie fatiche.

Al contrario di cose ne ho ricevute tante: dai doni da parte di pellegrini e ospitaleri, alle emozioni uniche che il mio percorso mi ha dato, alle conchiglie stupende che quelle spiagge custodiscono. Anche qui, è usanza donarne una a persone speciali.

 Risorse utili: il blog di Pietro Scidurlo

La seconda puntata andrà on line settimana prossima! Parleremo del progetto Free Wheels

 

Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.

Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.