villaggio di chernobyl

Ti sei mai chiesto cosa c'era prima della centrale nucleare di Chernobyl? Perché, quando senti questo nome, pensi subito al disastro del 1986, ma la verità è che stai pensando al posto sbagliato. O meglio, a metà del posto giusto.

Facciamo chiarezza: quello che tutti chiamiamo "Chernobyl" è in realtà Pripyat, la città moderna costruita negli anni '70 per ospitare i lavoratori della centrale. Una tipica "atomgrad" sovietica, con i suoi palazzoni e i suoi sogni di futuro atomico.

Chernobyl invece è ben altro: è il cuore antico di questa terra, un luogo con una storia che affonda le radici nel XII secolo e che meriterebbe di essere raccontata per quello che è, non solo per quello che è diventato.

Quando l'Assenzio profetizzava il futuro

Il nome stesso ci racconta una storia. "Čornobyl'" in ucraino significa "erba nera" o "erba amara", e si riferisce a una varietà selvatica di artemisia, quella che noi conosciamo come assenzio. Curioso, vero? Perché questa etimologia ci porta dritti all'Apocalisse di Giovanni, dove si legge:

"Cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia... la stella si chiama Assenzio... e un terzo delle acque si mutò in assenzio... e molti morirono per quelle acque, perché erano divenute amare".

Non ti viene la pelle d'oca pensando a come questa profezia biblica sembri descrivere esattamente quello che è successo nell'aprile del 1986? Ma questa è solo la prima delle storie che questo luogo custodisce.

Chernobyl dove si trova?

Prima di tuffarci nella storia, orientiamoci: Chernobyl si trova nel nord dell'Ucraina, a circa 110 chilometri da Kiev, praticamente al confine con la Bielorussia. Ma non è una posizione geografica qualunque. Questa cittadina sorge nel cuore della Polesia, una delle regioni più affascinanti e misteriose d'Europa.

Immagina una terra di mezzo, un confine naturale che per secoli ha fatto da cuscinetto tra imperi diversi. Qui il fiume Pripyat scorre lento tra foreste infinite e paludi che sembrano non avere fine. È una di quelle zone che sulla mappa sembrano "vuote", ma che in realtà custodiscono tesori di biodiversità e storia. Non a caso la chiamano "l'Amazzonia d'Europa": un labirinto di corsi d'acqua, zone umide e foreste primordiali che si estende per migliaia di chilometri quadrati tra quattro nazioni.

Questa posizione di confine ha reso Chernobyl quello che è sempre stata: una sentinella silenziosa tra mondi diversi, un crocevia dove si sono incontrate e scontrate culture, religioni, lingue. E forse è proprio per questo che la sua storia è così ricca e stratificata.

Una città di confine, crocevia di imperi

Le prime testimonianze scritte di Chernobyl risalgono al 1193, quando era poco più di un casino di caccia nel Principato di Kiev. Da allora, questo piccolo insediamento ha fatto da spugna alla storia europea: è passato dal Granducato di Lituania al Regno di Polonia, fino all'Impero Russo. Un classico luogo di confine, modellato da culture diverse che si sono stratificate nel tempo.

Durante la confederazione polacco-lituana (1569-1795), Chernobyl conobbe il suo periodo d'oro sotto il controllo di grandi famiglie nobiliari: i Sanguszko, i Chodkiewicz, i Wiśniowiecki. Sorsero chiese, sinagoghe, palazzi. La città divenne un centro vivo, crocevia di commerci e cultura.

Il fantasma di una duchessa "rivoluzionaria"

Di Da Wincenty Fryderyck Lesseur - Wasylewski, "Portrety pań wytwornych", Lwów-Warszawa 1924, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2441420

Ed è qui che entra in scena Rozalia Lubomirska, una delle storie più romantiche e tragiche legate a Chernobyl. Nata in città, sposata giovanissima al duca Aleksander Lubomirski, Rozalia era nota per una bellezza che aveva fatto parlare mezza Europa. Nel 1792 si trasferì a Parigi - nel pieno della Rivoluzione Francese - probabilmente per sostenere Maria Antonietta (almeno così dice il gossip...si sa che erano amiche, ma non è chiaro come mai fosse li proprio in quel delicato momento storico).

Non andò bene. Arrestata con l'accusa di cospirazione, finì ghigliottinata nel 1794, a soli 26 anni. Oggi una formella con il suo volto decora ancora l'antico palazzo di famiglia a Chernobyl, e c'è chi giura che il suo fantasma si aggiri nella residenza dei Lubomirski a Opole Lubelskie, in Polonia. Una storia che sembra uscita da un romanzo, ma che ci racconta quanto questo piccolo centro fosse collegato ai grandi eventi europei.

La Gerusalemme del Nord

Ma forse la storia più profonda e meno conosciuta di Chernobyl è quella della sua comunità ebraica. Dal XVI secolo, famiglie ebraiche in cerca di stabilità si stabilirono qui, e nel XVIII secolo la città divenne un importante centro dell'ebraismo chassidico. Rabbini, maestri spirituali, sinagoghe, scuole religiose: si parlava yiddish, si pregava, si studiava. Nel pieno della sua vita spirituale, oltre il 60% della popolazione era ebrea.

Alcuni la chiamavano "città santa" per il clima di misticismo e devozione che vi si respirava. C'erano scuole per ragazze ebree, case di cura, biblioteche. Una piccola Gerusalemme nel cuore dell'Europa orientale.

Poi arrivarono i pogrom, Stalin, l'ateismo di stato. E infine, il 25 agosto 1941, i nazisti: radunarono i circa 150 ebrei rimasti, li portarono in una fattoria chiamata "Nuovo Mondo" e li fucilarono. Così si spense una delle comunità più importanti della città.

L'Amazzonia d'Europa (prima delle radiazioni)

Di Borkia - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21965177

Chernobyl sorge nella Polesia, una regione paludosa che si estende tra Ucraina, Bielorussia, Polonia e Russia. Chiamata "l'Amazzonia d'Europa", è una delle più grandi aree di zone umide del continente: pianure alluvionali, foreste infinite, fiumi, laghi. Un paradiso di biodiversità abitato per secoli da piccole comunità isolate, custodi di tradizioni antiche.

L'isolamento geografico aveva permesso di conservare rituali arcaici, superstizioni, dialetti locali, conoscenze popolari tramandate oralmente. Forme di vita quasi fuori dal tempo, fino all'arrivo della modernità sovietica.

Gli Immortali di Gavdos

E qui arriva una delle storie più sorprendenti legate a Chernobyl. All'inizio degli anni '90, un gruppo di russi - alcuni provenienti proprio da Chernobyl - si trasferì sull'isola greca di Gavdos, il punto più meridionale d'Europa. Il loro obiettivo? Disintossicarsi dalle radiazioni e studiare l'immortalità attraverso filosofia, meditazione e vita in armonia con la natura.

Questi "immortali di Gavdos" hanno costruito case, laboratori e persino una piramide di vetro verde. La loro missione è "ricostruire il mondo" e dare vita a una nuova umanità libera dalla morte. Tra le loro opere più iconiche, una "grande sedia vuota" rivolta a nord, simbolo della loro utopia e del loro sguardo verso il futuro.

Oltre la Centrale, c'è molto di più

La storia di Chernobyl è molto più ricca e complessa del disastro nucleare che l'ha resa tristemente famosa. È la storia di un crocevia europeo, di nobili e fantasmi, di comunità spirituali e tradizioni perdute. È la storia di un territorio che ha visto passare imperi e rivoluzioni, che ha custodito segreti e leggende.

Forse è arrivato il momento di guardare a Chernobyl non solo come al simbolo di una catastrofe, ma come a un luogo che ha molto da insegnare sulla resilienza umana, sulla capacità di rinascita, sulla forza delle storie che sopravvivono al tempo.

Il Dark Tourism e la Macchina del Tempo che si è Fermata

Ma cosa succede quando un luogo così carico di storia diventa una destinazione turistica? Dal 2011 - ben venticinque anni dopo la catastrofe - l'Ucraina ha aperto ufficialmente la zona di esclusione ai visitatori. I tour partono da Kiev, costano tra gli 80 e i 400 dollari a persona a seconda del tipo di esperienza che scegli, e ti portano a vedere quello che è diventato un museo a cielo aperto del XX secolo sovietico.

Non è un turismo qualunque: si chiama "dark tourism", ed è quel fenomeno per cui le persone vengono attratte da luoghi segnati dalla tragedia. Prima che uscisse la serie HBO "Chernobyl" nel 2019, la zona riceveva circa 70.000 visitatori all'anno. Dopo la messa in onda? Il numero è schizzato a 100.000, con un aumento delle prenotazioni del 40%. Improvvisamente tutti volevano vedere la ruota panoramica di Pripyat, il reattore numero 4, le aule scolastiche con le maschere antigas ancora sparse sui banchi.

I tour operator come "Chernobyl Tour", "Adventure Tours Ukraine" e "SoloEast" offrono pacchetti da una giornata fino a esperienze di due giorni con pernottamento nella zona. Si viaggia in minivan, con guide autorizzate, dosimetri personali e regole ferree: non toccare nulla, non sedersi per terra, seguire sempre il percorso stabilito. Perché sì, è sicuro - le radiazioni che assorbi durante una visita sono paragonabili a quelle di una radiografia al torace - ma questo non toglie il brivido di trovarsi nel cuore di quella che è stata una delle peggiori catastrofi nucleari della storia.

Il punto è che questo boom turistico ha creato situazioni... diciamo discutibili. Craig Mazin, il creatore della serie HBO, ha dovuto pubblicare un tweet per chiedere ai visitatori di "comportarsi con rispetto per tutti coloro che hanno sofferto e che si sono sacrificati", perché giravano foto di turisti che facevano selfie sorridenti davanti al sarcofago del reattore. Il confine tra educazione storica e voyeurismo morboso è sottile, e purtroppo non tutti i viaggiatori sembrano averlo ben chiaro.

Poi è arrivato il 2022, e la guerra ha fermato tutto. Da febbraio 2022 la zona di esclusione è chiusa ai visitatori civili, e difficilmente riaprirà prima della fine del conflitto. Un altro capitolo doloroso per questa terra che sembra non riuscire mai a trovare pace. Ma forse, quando tutto sarà finito, Chernobyl potrà finalmente essere raccontata per quello che è sempre stata: non solo il simbolo di una catastrofe, ma la testimonianza di una resilienza che attraversa i secoli.

E tu, conosci altri luoghi che meriterebbero di essere raccontati per quello che sono stati, prima di diventare quello che conosciamo oggi? Raccontamelo nei commenti.

Credits photo in alto: Michal Bělka, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, da Wikimedia Commons

Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.

Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.