Alessandra Favaro e Matteo Guglielmini al Rifugio Dumenza
Qui è come arrivare tra amici

“Heimat” è un vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo in Italiano. Almeno nel dizionario. Viene spesso tradotto con "Casa", "Piccola patria", o "Luogo natìo" e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l' infanzia, o vi si parla la lingua degli affetti.

Da qui partono un sacco di sentieri

Non ha un corrispettivo come traduzione, ma come stati d’animo si. Sono i luoghi del cuore, dove si sta bene e ci si sente a casa. Sono gli ambienti in cui ci si riconosce, e sono a portata di mano, non è necessario viaggiare per migliaia di chilometri.

Come al rifugio Dumenza, all’Alpe Bovis, un piccolo tesoro che concentra in una piccola casetta di legno e pietra tutta l’autenticità e la magia della montagna. Il gestore è Matteo Guglielmini, che ha trasformato in pochi anni un antico alpeggio in “heimat”, in un rifugio accogliente.

Lui,  esodato, ha cambiato vita ed è diventato il capanàt della Val Dumentina, non senza sacrifici e un duro lavoro alle spalle per garantire acqua e ristoro ai (numerosi) visitatori. Ha fatto rinascere un luogo nonostante le grosse difficoltà (per anni un malfunzionamento della pompa idrica di fatto ha impedito l'approvvigionamento costante di acqua corrente nella struttura...). Ed è diventato un punto di riferimento per tanti, tanto che alla fine va di moda pure salire su e scattarsi un selfie con il capanàt,  portare una bottiglia

Racconti delle persone e della montagna 

Dopo l’anno dei cammini (2016), l’anno dei borghi (2017), il 2018 appena cominciato è l’anno del Cibo Italiano, e il 2019 sarà dedicato al turismo lento. Spunti per riscoprire le bellezze a chilometro zero del Varesotto, tra sentieri, borghi, cibo semplice e ritmi rallentati.

Non potete non assaggiare la polenta con lo stufato al Dumenza prima che chiuda! 

Come il rifugio, tra i più amati e fotografati della provincia. Turisti, politici, rappresentanti di associazioni: sono numerosi coloro che durante l’anno sono arrivati in questo paradiso a 941 metri di altezza per una sosta golosa con piatti di montagna e una foto con l’ormai storico Capanàt, tra chacchiere, legna, foto d’epoca della Valle, prodotti tipici del territorio. Ogni stagione, un’atmosfera diversa, che sembra racchiudere gli input lanciati dal ministero per la riscoperta di altre forme di turismo in Italia. Un piccolo gioiello collocato in Valle Smeraldo, da dove si ammira un panorama unico, circondato da alberi secolari e numerosi sentieri: una rete che collega gli alpeggi della Val Dumentina con la vetta del Monte Lema al confine tra Italia e Svizzera.

Arrivare al rifugio è anch’essa un’esperienza: durante il cammino, ecco spuntare decine di “ometti”: sono quei mucchietti di sassi, che si solito si incontrano in montagna soprattutto nei luoghi più selvaggi ed impervi. La costruzione dell’ometto di pietra è affidata a chi si ferma per pochi minuti a realizzarne uno o semplicemente ad aggiungere una pietra ad uno già esistente, a beneficio dei camminatori che seguiranno. Una specie anche di tributo al territorio e testimonianza del proprio passaggio, un momento di riflessione.

Ora tutto questo sta per "morire". Scade la convenzione tra Cai Luino e Comune per la gestione del rifugio e, ironia della sorte, proprio attorno al periodo dei morti, visto. che tutto finirà a fine ottobre. 

La "casa" di tanti amanti delle passeggiate e del trekking (perchè era facilmente raggiungibile, e ci arrivavi anche se non eri Messner...era questo il bello quel rifugio permette a tutti di vivere la montagna locale) chiude i battenti. Riaprirà? Come? E con chi? Perchè ogni casa ha una anima altrimenti è solo un luogo e l'anima era il nostro capanàt. 

Il 2019, anno del Turismo Lento e dei Cammini, almeno qui, rischia di partire davvero un passo indietro. 

rifugio Dumenza

Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.

Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.