Continua il nostro viaggio on the road attraverso l'Estonia. Nella prima puntata siamo stati a Tallin, ora abbiamo noleggiato una bella auto e siamo partiti verso ovest: destinazione Saaremaa, isola storica, dove nasce l'omonima vodka e dove un tempo agli estoni era stato vietato passare, a causa dell'occupazione russa..

Saaremaa

I primi “turisti” sono proprio loro: gli estoni. Visitatori meravigliati della loro terra o meglio, di una parte di essa. E’ Saaremaa, l’isola più grande dell’Estonia: 2922 km quadrati, il 6,5% di tutto il Paese, ricoperti da foreste di pini betulle e abeti rossi, mulini a vento, fari imponenti e castelli leggendari. Durante il periodo di occupazione sovietica, terminato con la conquista dell’indipendenza nel 1991, qui fu proibito l’ingresso alla popolazione e gli stessi abitanti dell’isola potevano accedere solo con un pass, visto che i russi avevano installato una base militare. Sedici anni dopo, Saaremaa e il suo circondario, promettono di diventare una preziosa risorsa turistica per il territorio e si svelano in tutto il loro fascino selvaggio.

Incastonata tra il Golfo di Riga e il Mar Baltico, solcata da lunghe strade dritte che si perdono nel verde, Saaremaa è stata fin dall’antichità terra di marinai e di pascoli. Il suo popolo, cortese e affabile, si è distinto da sempre per il forte senso di indipendenza tanto che, anche per la sua posizione, la zona era sempre l’ultima ad essere conquistata dagli stranieri. Che decenni dopo ritornano, insieme agli isolani, ma questa volta come ospiti, attratti dall’ampio ventaglio di svaghi e sport in mezzo alla natura, alle strutture ricettive dall’architettura che si fonde con l’ambiente in cui sono collocate e aperte la maggior parte dell’anno. Un luogo per gli amanti del relax, inteso sia come cure termali (il fango locale è tradizionamente impiegato per fini estetici e terapeutici) che come vita a contatto con i quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco.

Spiagga sul Mar Baltico, Ohessaare, Saaremaa

Qui, come del resto l’intera nazione, si fondono l’attaccamento profondo alle tradizioni, un ricco bagaglio di folklore e l’ubriacatura di modernità, la voglia di riguadagnare terreno dopo gli anni bui di dominazione. Come si mescolano i grandi spazi e le distanze annullate grazie alla tecnologia wireless, che praticamente copre a tappeto tutto il paese. Non è raro infatti vedere i caratteristici cartelli neri e arancioni che indicano una stazione “wi fi” nel mezzo di lande a prima vista desolate.In realtà c’è sempre qualche casetta di legno nelle vicinanze, e con questa la connessione ad internet. Dimenticate i pregiudizi: l’Estonia e le sue isole non hanno niente a che spartire con il retaggio culturale e architettonico dei paesi dell’est Europa, ma ricorda in tutto e per tutto atmosfere germaniche e nordiche.

 

Kuressaare è la cittadina più grande dell’isola di Saaremaa: il suo simbolo è il castello episcopale, in ottimo stato di conservazione, risalente al XIV secolo. Oggi è sede del museo regionale e ospita sovente esposizioni d’arte di pittori locali. Il porto della città è invece una destinazione prediletta dai “re del ventunesimo secolo”. E’ infatti meta per chi viaggia in yacht, che può attraccare nel capoluogo per iniziare la sua affascinante avventura sull’isola (per informazioni www.kuressaare.ee/yachtharbour). A circa 40 chilometri da qui, lasciato il borgo cittadino, con le sue case in pietra e legno dai colori pastello, si arriva ad Angla. E’ il punto più alto dell’isola, trecento metri sul livello del mare, dove in un mare di verde troneggiano i famosi mulini a vento della località. Un tuffo nel passato, quel passato che gli abitanti hanno conservato come la cosa più cara tanto a lungo ed ora mostrano fieri al mondo.

Angla, Estonia
Mulini a vento, verso Angla

Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

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Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.