borgo villalago

Ti sei mai chiesto perché alcuni borghi italiani riescono a far battere il cuore mentre altri sembrano cartoline sbiadite appese al muro di una sala d'aspetto? La risposta potrebbe essere più complessa di quello che immagini, e ha molto a che fare con una parola che sentiamo spesso ma che raramente viene messa in pratica: governance.

Meritocrazia Italia ha appena lanciato una proposta che mi ha fatto riflettere parecchio. Non è la solita retorica sui "borghi più belli d'Italia" - quella la conosciamo già - ma una riflessione più profonda su cosa significhi davvero costruire un "nuovo patto tra turismo e territorio. Ve la metto qui integrale da loro comunicato stampa:

comunicato stampa meritocrazia italia sul turismo

Quando i borghi diventano vetrine vuote

La cosa che mi colpisce di più del documento è l'onestà con cui affronta una realtà che tutti vediamo ma di cui parliamo poco: molti dei nostri borghi stanno perdendo l'anima. Da una parte abbiamo città d'arte soffocate dall'overtourism, dove i residenti scappano perché non riescono più a permettersi di vivere nel centro storico . Dall'altra, decine di piccoli centri che ricevono visitatori "spesso in modo disordinato, senza infrastrutture né un coinvolgimento reale delle comunità""

Ti è mai capitato di visitare uno di quei borghi dove senti che manca qualcosa? Dove le case sono perfettamente restaurate, magari c'è anche un bel ristorante, ma l'impressione è che sia tutto un po' artificiale? Ecco, probabilmente hai toccato con mano cosa succede quando il recupero diventa "strumento di speculazione" piuttosto che rigenerazione autentica (il lato negativo della gentrificazione).

I virtuosi che ci mostrano la strada

Ma non tutto è perduto, anzi. Esistono esempi che dimostrano come si possa fare diversamente, e il documento ne cita alcuni che vale la pena conoscere meglio.

Prendi Santo Stefano di Sessanio, in Abruzzo. Qui l'albergo diffuso non è solo un modello di ospitalità, ma un vero progetto di recupero urbano che ha "recuperato case abbandonate e rilanciato l'economia locale". Non è solo turismo, è opportunità per il territorio.

O Castelmezzano, nella mia amata Basilicata, dove il turismo esperienziale ha saputo attrarre visitatori da tutta Europa "senza snaturare l'identità del borgo, valorizzando l'ambiente, l'artigianato e le tradizioni locali"¹. La chiave? Una crescita lenta, coerente con il paesaggio e soprattutto con le comunità che ci vivono.

La ricetta per non sbagliare

Quello che mi convince di più delle proposte di Meritocrazia Italia è l'approccio concreto. Non si limitano a dire "bisogna fare meglio", ma suggeriscono strumenti precisi.

L'idea di una "quota minima nazionale di borghi certificati" attraverso marchi come Bandiera Arancione o Cittaslow mi sembra intelligente. Non la trovo burocratizzazione fine a se stessa, ma un modo per garantire standard qualitativi e, soprattutto, per spostare l'attenzione dai luoghi già inflazionati verso quelli che hanno ancora tanto da raccontare.

E poi c'è una cosa che mi piace particolarmente: l'attenzione alla governance partecipata. Troppo spesso i progetti di valorizzazione territoriale nascono e muoiono nei tavoli istituzionali, senza coinvolgere davvero chi ci vive. Qui invece si parla di un sistema "dove le Pro Loco siano solo uno degli attori" insieme ad associazioni, operatori, scuole e giovani professionisti (anche se io togliere il giovani e aprirei ai professionisti appassionati di ogni età)

La tecnologia come alleata (se usata bene)

Una nota interessante riguarda il portale nazionale www.italia.it, realizzato con i fondi del PNRR. Strumenti digitali come questo possono davvero fare la differenza, ma solo se diventano "partecipati, accessibili e rese davvero efficienti, grazie anche al coinvolgimento attivo degli operatori locali e delle comunità".

Perché la tecnologia, da sola, non basta mai. Serve sempre quella componente umana, quel legame con il territorio che trasforma un semplice portale in una finestra autentica su un mondo da scoprire.

Il viaggio che ti aspetta

Se tutto questo ti ha incuriosito, ti do un consiglio: intanto segui il lavoro di Meritocrazia Italia, e la prossima volta che pianifichi un weekend in un borgo, non limitarti a fare le foto di rito. Fermati a parlare con chi ci vive, chiedi dove comprano il pane, scopri se c'è una sagra in programma. Perché il turismo lento, quello vero, inizia sempre con la curiosità di capire come batte il cuore di un posto. La "governance partecipata" puoi farla partire dal basso, ad esempio scegliento itinerari fuori rotta, ma anche accorciando la lista delle cose da vedere, per permetterti di entrare di più nella realtà locale. Meno "devo vedere questi 5 musei 8 monumenti, fare la foto qui e aperitivo instagrammabile li" più: oggi passeggio in quel quartiere, prendo il caffé nel bar del paese e magari il panino o il pranzo lo faccio facendo la spesa nella bottega locale, raggiungendola in bici, visto che rallentando il ritmo posso permettermelo.

Dopo tutto, come dice giustamente il documento, serve "soprattutto, una visione"¹ E quella visione possiamo costruirla insieme, un borgo alla volta.

Cosa ne pensate?

Scritto da:

Al.Fa

Ciao, sono Alessandra, faccio la giornalista dal lontano 2003! Lavoro in un'agenzia di comunicazione e mi occupo di viaggi e agroalimentare.

Le mie passioni? Viaggi, storie autentiche, natura, mobile journalism.

Non serve andare lontano per stupirsi. Quello che serve a un viaggiatore sono occhi aperti e buona memoria.